Io

(1998)

di Flavia Mastrella, Antonio Rezza

con Antonio Rezza

quadri di scena: Flavia Mastrella
(mai) scritto da Antonio Rezza
assistente alla creazione: Massimo Camilli

luci e tecnica: Alice Mollica 
organizzazione generale: Tamara Viola, Stefania Saltarelli

macchinista: Andrea Zanarini
sartoria: Silvana Ciofoli

produzione:
REZZAMASTRELLA
TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello

ufficio stampa: Chiara Crupi

Como poco innanto tra clamori e vanto così l’idea dell’inventura porta la mente a vita duratura.

La storia

Il radiologo esaurito fa le lastre sui cappotti dei pazienti mentre un essere impersonale oltraggia i luoghi della provenienza ansimando su un campo fatto a calcio.

Io cresce inumando e disumano, inventando lavatrici e strumenti di quieto vivere.
Il radiologo spossato avvolge un neonato con l’affetto della madre, un individualista piega lenzora a tutto spiano fino ad unirsi ad esse per lasciare tracce di seme sul tessuto del lavoro.
Tre persone vegliano il sonno a chi lo sta facendo mentre il piegatore di lenzora, appesantito dal suo stesso seme, scivola sotto l’acqua che si fa doccia e dolce zampillare.
Io mangia la vita bevendo acqua rotta che è portavoce dell’amaro nascere, il piegatore di lenzora parte per la galassia rompendo l’idillio con il tessuto amato.
Si gioca all’oca, parte il dado di sottecchio, Io si affida alla bellezza del profilo per passare sotto infissi angusti. Ogni tanto un torneo, un uomo che cimenta in imprese impossibili ma rese rare dalla sua enfasi, un ufo giallo scrutante esseri e parole, un visionario vede vulva nelle orecchie altrui.
E Io, affacciato sul mondo terzo dove scopre che, tra piaghe e miseria, serpeggia l’appetito non supportato dalla tavola imbandita.

Infine la catastrofe: Io si ridimensiona…

Allestimento

Anche questo allestimento scenico si avvale dei quadri di scena.

Le scene sono coinvolte completamente nell’azione drammaturgica, la scultura è di metallo sottile, sostiene i teli che, disposti in vari piani, risentono del movimento del corpo…

Tutto barcolla.

Il colore dei quadri si espande, il metallo si insinua nella stoffa, i cambiamenti di scena frequenti rinnovano in continuazione l’andatura cromatica. Il giallo, il rosso, il blu di vari tessuti e intensità rispondono in modo diverso alla luce che ne esalta inoltre le diversità della trama.

I verdi in velo, i bianchi di seta, rete o traforati, compatti o trasparenti coprono il corpo rivelandone i contorni; i quadri mutanti hanno vita breve e vengono abbandonati in terra formando macchie colorate sparse in un mondo buio.
La simmetria non esiste, le forme giocano in verticale, i personaggi siano essi solitari o raggruppati, risultano sempre simpatici e vittime di un’agglomerazione.