Il corporeo

 

di Flavia Mastrella

l’incorporeo – l’inanimato… tutto è materia, ogni elemento montato o assemblato può raccontare una storia, comunicare. L’atmosfera del momento, la finzione, l’atto nello spazio, diventano immagine, frammento da trasformare per costruire un ritmo – il film – il corto.
Video, digitale, cinema, TV, teatro, hanno regole con sotto-regole, modalità spaziali e poetiche antitetiche, si avvalgono di strumentazioni e linguaggi che dettano legge… regole e leggi sono il materiale che preferisco… dove c’è la regola posso sempre infrangermi in ragionamenti sconnessi scoprire nuove prospettive da aberrare.

 

Con intenti precisi sono stati realizzati da me e Antonio Critico e critici per Telepiù su richiesta di Fausto Galosi e Fabrizio Grosoli e Troppolitani per Rai 3 ideato con Annamaria Catricalà che c’istruiva spiegandoci la logica della comunicazione in TV con una pazienza aggressiva e irresistibile. La complicità raggiunta con loro ha arricchito la percezione che ognuno di noi due aveva – della critica cinematografica con Fausto – e dell’intervista con Annamaria. In questi due lavori lo studio sul personaggio è il punto di partenza: c’è Antonio nei panni del critico disfattista seduto in poltrona, e Antonio conduttore che vaga nella realtà urbana romana con il microfono incastonato tra le dita.

 

Confusus è stato concepito sfruttando le pulsioni del festival del cinema indipendente “Anteprima” di Bellaria. Il Piantone invece porta con sé l’atmosfera che si respirava in quel periodo al “Torino Film Festival” mentre l’uomo sorridente vinceva e cominciava a lottizzare nuovi spazi.. Con Antonio ho scritto la sceneggiatura e i dialoghi di EScoriandoli… la nostra prima sceneggiatura che è stata trasformata in film senza troppe rivisitazioni…non siamo stati mai più così precisi, il primo contatto con le attrici professioniste, la gioia di avere una troupe era a tratti offuscata da Galliano Juso, produttore spietato ma di buon cuore.

 

I cortissimi sono figli della trance – li realizzavamo soli partendo da dialoghi scritti da Antonio e poi era tutto un lavoro sul corpo, lo spazio, sulle espressioni, e la mitizzazione…la voce aspra scandiva il ritmo delle immagini; parlavano di concetti basilari dell’uomo, solo, misero ma straordinariamente umano.

 

Delitto sul Po è nato in preda al delirio… sullo scheletro del poliziesco, la storia non c’era e i dialoghi sono tutti improvvisati. Per la prima volta, una certa professionalità si era impossessata di noi – ma i nostri anticorpi hanno reagito….e non abbiamo cercato di fare un film. Durante le riprese sul Po si è instaurato un nuovo rapporto con la videocamera, le inquadrature respirano e vibrano, c’è molto movimento, sia io che Antonio ci siamo fusi con il mezzo. Nello spazio acquoso la storia è rigida i personaggi eterei muti, le inquadrature seducenti sono rese mistiche dalla musica, negli uffici i corpi degli attori mischiati agli oggetti trasudano carnalità, urlano, la confusione è totale, il Film è stato scritto in fase di montaggio con le immagini già girate e altre girate a volo per comodità della storia. In Delitto sul Po, i doppiaggi, qualche volta fuori sinc sono l’unica forma stilistica che abbiamo mantenuto, innovativi sono i cinque secondi di nero tra un frammento di storia e l’altro, il tempo giusto per sprofondare nel vuoto. Delitto Sul Po è un’opera che io ritengo Testamentaria.
I nostri nuovi progetti cinematografici sono Samp iniziato a girare in digitale come cinema da strada negli spazi della Puglia, al momento ibernato, e Pedardo a Luci Rosse scritto tra il 1999 e il 2001 concepito come film in pellicola con effetti digitali.

 

Il teatro è un’altra cosa… I miei allestimenti scenici interagiscono con l’azione, si amalgamano alla rappresentazione, sconvolgono i contenuti dei testi di Antonio in senso visivo, determinano personaggi e movimenti , parlano il linguaggio della forma e del colore. Ogni singolo elemento ideato per l’allestimento ha un senso indipendente, ma non estraneo alla storia che poi andrà ad accogliere, i quadri di scena sono il contrario della maschera e grazie all’intervento corporeo di Antonio si trasformano in sculture vive. Quando lavoriamo agli spettacoli le nostre idee nascono separatamente, e poi si uniscono…
Nel teatro la rappresentazione momentanea prende il sopravvento: si parla di spazio definitivo, mutabile nei limiti di una realtà oggettiva; cinema e video invece mi permettono la comunicazione attraverso un linguaggio più adeguato alla mia natura, tutto in un film od in un corto parla e significa…Il teatro come il cinema in questo momento soffrono, sono umiliati dalla cultura televisiva, produttori e distributori ottenebrati dal marketing, tendono ad emarginare e mettere in scatola ogni forma di comunicazione che non mastichi la gomma americana a bocca aperta.